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Di case ne ha girate tante. Un centinaio per la precisone, escludendo quelle solo di passaggio. E sa già che ce ne saranno altre. Quasi tutte non sue. Quasi tutte all’estero. Quasi tutte in Italia. Quasi tutte in Sicilia. Eppure, ovunque abbia portato il suo scheletro e i suoi pensieri, per lui quelle erano case sue. Come un gatto, ha sempre sentito il bisogno di marcare il territorio lasciando impronte personali, collezionando i gusci delle vite degli altri, ricreando ogni volta un habitat umano, il più intimo e accogliente possibile.Un dentro in cui gli altri potessero sentirsi anche esteticamente a loro agio. Crede la bellezza predisponga alla felicità, la felicità allo stare bene. Forse perché casa dei suoi era casa loro e basta, un luogo sacro alle Muse, di ghiaccio, intoccabile, inabitabile. Forse perché nella sua vita ci sono stati tanti «fuori», tanti altrove che non ha mai voluto lasciare, che ha ammucchiato nel cuore, che ha riportato in vita in ogni destinazione, che sono diventati radici mobili. Si circonda di racconti, di incontri, di presenze del passato e del presente, provenienti da tutti i continenti e che sussurrano la sua storia. Gli fanno compagnia Mies van der Rohe, Le Corbusier, Carlo Mollino, John Pawson, che hanno radicalmente cambiato il pensiero degli intransigenti rendendolo comodo e permeabile. Li sceglie per compatibilità di amore, per passione, etica, umanità e unicità. Non si muove, eppure viaggia con loro nello spazio e nel tempo. Ama soprattutto il legno, il suo vivere invisibile, il suo non morire mai e lo respira mentre parla. Occhi che brillano, mani che non si fermano su quel piano tedesco tagliato da segmenti neri che aspettano di essere toccati come fossero le alterazioni di un pianoforte a coda.
I colori chiari, i tessuti, i piedi nudi su un tappeto che non ha trovato casa e che già vive nella casa di chiunque. I punti luce disseminati negli angoli degli ambienti dalle vetrate fuori scala in ogni livello. I sogni d’arte arrivano dal desiderio ospitale di dare voce ai visionari dentro la macro casa di Castellammare che contiene micro respiri. Le camere dove riposare i sogni. La cucina da condividere con le stelle. Lo scheletro in ferro che regge arte e parti di tutti gli attori e di tutti i funamboli che attraversano la loro vita sul filo dell’equilibrio estetico. I dettagli. L’ossessione per i dettagli, per l’armonia. Contro il caos interiore, contro il freddo della solitudine. Gli capita di amare più gli oggetti che la gente, lo dice senza rammarico, e senza imbarazzo. Ma tanto l’anima è ovunque. Lo hanno prima deluso e poi fregato assicurandogli che nella vita, a un certo punto, bisogna scegliere cosa diventare da grandi. Ha seguito il consiglio, ma per lui non ha funzionato. E oggi, dopo un percorso umano e professionale inscindibile ha deciso di ascoltare tutte le sue parti che si sovrappongono e che sono stanche di rinunciare alla coesistenza. L’arte, la storia, l’architettura del Bauhaus, il commercio, gli affari. Una vita fatta di queste cose. E sono tutte ugualmente importanti. Una più di tutte. “Form follows function”, declinata dal suo fidato partner originario di Bodenkirchen. Questa non è la storia di Nino. È la storia di un matrimonio con il Design concreto e l’architettura minimalista. Di una Donna naïf seguita a Londra e ritrovata per sempre in Sicilia nell’atelier di un sarto. Per sbaglio, direbbe lei. Per fortuna, direbbe lui. Di Monica, una piuma umanizzata e miniatura fiamminga ad olio. Di Nicola, il Tim Burton della sua fabbrica delle idee. Di Bino che muove volumi e parole e pensieri come fossero cubi di Rubik. Di Ornella che possiede le chiavi di volta per entrare nell'intimo segreto dei sognatori. Di Fabiana, delicata e sospesa su un tappetino volante nella posizione del loto. Di Romina e dei suoi dolci per caso. Di Francesco che stabilisce connessioni tra Luna e tutte le figlie di Orione. È la storia di Matilda che a sei anni sa come passare dalla leggerezza della Mannino alla serietà del corso di nuoto per sfinire tra le braccia della sua mamma. È una storia che non dimentica la tradizione, che non trascura il “siamo qui”. Ma “qui” è ovunque. Che intende un territorio interiore, un contesto intimo e universale, dove casa è mare è campagna è gente e la gente basta sognarla per poterla raggiungere. Proprio come l’uomo di Chicago. Proprio come la donna di Las Vegas. È desiderio che intende realizzare il sogno di fare delle vere passioni una filosofia. Un lifestyle. Un pensiero diffuso. Una qualità di vita. Il sogno di realizzare se stessi. I frutti migliori, si dice, sono quelli che maturano sull’albero, nella stagione giusta, senza fretta. Un po’ alla volta, un po’ di pazienza, e vi dirò. Questo è un racconto che sa di amore.
Alessandra Lucca